
L’arte di riempire d’oro le ferite
“Jinse ni pokkarihiraita ana karakoremademienakatta mono ga miete kuru”
“Dagli squarci che si aprono nella vita si riescono a vedere cose fino ad allora nascoste”
Cit. Watanabe Kazuko
Il Kintsugi, o Kintsukuroi, significa letteralmente “riparare con l’oro”. Quest’arte trova la sua origine in Giappone, durante lo shogunato di Ashikaga Yoshimasa (1435-1490). La storia narra di come lo shogun ruppe una sua tazza da tè. La affidò a dei ceramisti cinesi che la ripararono seguendo le linee di rottura con delle graffe di ferro. Il sovrano, insoddisfatto e furioso per il risultato, affidò la riparazione a dei ceramisti giapponesi; questi, applicando la filosofia del wabi-sabi (l’imperfezione che valorizza), incollarono i pezzi con della lacca e le linee di rottura le ricoprirono d’oro. Il risultato ottenuto fu apprezzato dallo shogun: la sua tazza non solo era stata riparata ma aveva preso una vita nuova, carica delle sue imperfezioni e per questo ricca di storia e bellezza. Era diventata unica.
La filosofia che sta dietro a Kintsugi insegna come l’irreparabile non esista, che si può far fronte in modo positivo ad eventi traumatici.
Fallire un esame. Litigare con i genitori. Lasciarsi con il proprio partner. Perdere il lavoro.
Questi sono esempi di eventi che possono lasciarci una ferita nell’anima. La vita è anche, per fortuna non solo, sofferenza. Ogni giorno possiamo trovarci di fronte a situazioni difficili, capaci di scuoterci nel profondo. Ma è tramite queste sfide che si cresce, che si può imparare qualcosa, CHE SI PUO’ DIVENTARE MIGLIORI.
Dott. Gabriele Giustolisi